QUI IN ALTO puoi vedere una delle foto del meteorite proveniente da marte dove LA NASA HA DICHIARATO DI AVER TROVATO TRACCE DI VITA, , , .,. , ., ., .,. SULLO SFONDO INVECE puoi vedere delle foto del pianeta MARTE che hanno sconvolto gli ufologi, dato che sembra di vedere chiaramente UN VOLTO SIMILE ALLA SFINGE vicino a DIVERSI promontori a forma di PIRAMIDE !!!! ancora non spiegati se non come CASUALI FORMAZIONI ROCCIOSE,.,.ALQUANTO STRANE RISPETTO AL RESTO DELLA SUPERFICIE MARZIANA ANALIZZATA .

QUI SOTTO LA NOTIZIA DELLA CNN SUL SITO :


La vita arrivata dallo spazio?
Nuove prove in una ricerca italiana
9 maggio 2001
Articolo messo in Rete alle 16:20 ora italiana (14:20 GMT)
La superficie di un meteorite
SPAZIO (CNN) -- La vita potrebbe non essere nata sulla Terra, ma esservi giunta dall'esterno. Quest'ipotesi avanzata da tempo per spiegare il breve lasso temporale intercorso tra la formazione della crosta stabile sul nostro pianeta e l'apparizione delle prime forme di vita, ha trovato una valida prova a sostegno nello studio di alcuni ricercatori dell'Università di Napoli.
All'interno di rocce e meteoriti antichissimi sono stati individuati minuscoli microbi in grado di riacquistare mobilità e riprodursi. Una scoperta che dimostra che la vita potrebbe non essere nata sulla terra, ma esservi giunta su batteri trasportati da meteoriti.
Gli autori della scoperta presentata in una conferenza stampa a Roma sono i professori Bruno D'Argenio e Giuseppe Geraci della Facoltà di Scienze dell'Università Federico II di Napoli, in collaborazione con la dottoressa Rosanna del Gaudio della Federico II e l'Istituto Geomare-Sud del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli.
Analizzando 50 diversi campioni di rocce sedimentarie, ignee e metamorfiche, di minerali, di vetri vulcanici e di altri materiali solidi naturali, con età comprese tra meno di un milione e 2,3 miliardi di anni il gruppo di studio Università Federico II-Cnr è riuscito a individuare microbi vitali ("cristallomicrobi" o cryms), di dimensioni prossime al millesimo di millimetro o anche inferiori e straordinariamente resistenti alle più ostili condizioni ambientali, quali temperature estreme (anche dell'ordine del migliaio gradi) o pressioni elevatissime (alcune migliaia di atmosfere), così resistenti da riacquistare, una volta estratti, la mobilità e, soprattutto, la capacità di riprodursi. Ciò indica, secondo i due ricercatori, l'esistenza di interazioni tra energia e vita attualmente non conosciute.
Il Dna dei cryms, analizzato presso il Laboratorio di Biologia Molecolare dell'Università Federico II, ha evidenziato una sostanziale somiglianza con quella dei microbi attuali, che sono soltanto leggermente più grandi, e una simile sensibilità agli antibiotici.
Per Bruno D'Argenio e Giuseppe Geraci "la capacità dei cryms di sopravvivere per un tempo indefinito in condizioni ambientali estreme è una chiara indicazione del fatto che la vita - seppure allo stato quiescente - può esistere ovunque nel sistema solare e, allo stato attivo, su tutti quei corpi dove è ipotizzabile la presenza di acqua allo stato liquido".
La scoperta dei ricercatori napoletani si inserisce nel dibattito sull'origine della vita sulla Terra, da molti anni al centro dell'interesse scientifico. Un dibattito che trae origine dalla constatazione che l'intervallo di tempo trascorso tra la formazione di una crosta stabile sul nostro pianeta (avvenuta oltre quattro miliardi di anni fa) e l'evidenza indiretta dell'apparizione delle prime forme di vita (poco meno di quattro miliardi di anni fa) appare troppo breve per passare dal mondo inorganico alle prime forme elementari di vita (procarioti).
Una delle ipotesi avanzate per risolvere tale contraddizione è che la vita non si sia formata sul nostro pianeta, ma in qualche altro luogo dell'universo (dove il processo di aggregazione spontaneo e casuale delle molecole avrebbe avuto a disposizione il tempo necessario) e che sarebbe poi stata disseminata da vettori cosmici quali i meteoriti e le comete. Un'ipotesi peraltro suffragata anche dalla scoperta di molecole organiche complesse sia nelle chiome delle comete sia nelle grandi nubi molecolari che si osservano nello spazio interstellare.
L' ANALISI DI TRACCE DI VITA NEI METEORITI ERA GIA' STATA FATTA (MA SOLO SU FOSSILI E TRACCE DI VIRUS MORTI DA LUNGHISSIMO TEMPO) ERA GIA' STATA FATTA DALLA NASA.,.,., DIVERSE FOTO AL MICROSCOPIO MOLTO DETTAGLIATE FURONO DIFFUSE SU QUESTO ARGOMENTO :




qui sopra la possibile "SFINGE MARZIANA" fotografata su marte, ..... ,..,.,. . .,.,., , ., LE FOTO SOTTO furono invece diffuse circa la dichiarazione della nasa, SMENTITA E POI RILANCIATA CON FORZA RECENTEMENTE, circa la SCOPERTA DI TRACCE DI VIRUS PRESENTI IN UN METEORITE MARZIANO.,........,.,,.,.,....,.,.




NOTIZIA sul SITO
CNN ITALIA<<<<<<#@##
clikka Qui !

NEL 1996 David McKay della NASA sorprese il mondo intero annunciando di avere trovato preseumibili tracce di «vita» sul meteorite ALH84001 ritrovato in Antartide.

A detta dei ricercatori il meteorite - noto come Alh84001 - è arrivato sul nostro pianeta 13.000 anni orsono, ma è stato scoperto soltanto nel 1984.
alcuni anni fa studiosi della Nasa annunciarono di avervi trovato segni microscopici di vita fossile, ma furono criticati per non aver contemplato l'idea che a la roccia fosse stata contaminata dopo aver raggiunto la Terra. Ricerche successive confermarono invece che a contenere segni di vita era una sezione non contaminata dalla "patata" venuta da Marte.
 

volto_e_piramidi_ripresi_da_angolazione_nuova
I batteri possono lasciare fossili?.
Un'équipe di scienziati francesi dell'Ecole Normale Supérieure di Lione sostiene di sì, e ritiene che il ritrovamento di microscopici fossili su una meteorite deponga a favore della esistenza di forme di vita su Marte.
David McKay della NASA ne 1996 rilevo' preseumibili tracce di «vita» sul meteorite ALH84001.
Si trattava di minuscole impronte verosimilmente appartenenti a organismi batterio-simili della lunghezza di circa 100 nanometri che egli definì «nanofossili».
Nel 1997, un team americano smentì la scoperta mostrando che simili impronte potevano risultare come un artefatto durante l’analisi dei campioni al microscopio elettronico, e la comunità scientifica si divise in due fronti.
Molti scienziati ritenevano inoltre che queste ipotetici organismi fossero troppo piccoli per poter appartenere a forme viventi come noi le conosciamo.
«Una cellula più piccola di una sfera di 200 nanometri di diametro non è compatibile con la vita che si basa su DNA e proteine perché non può contenerli» affermava il biologo Christian de Duve.
Oggi, in un articolo apparso su Earth and Planetary Science Letters, Philippe Gillet e colleghi sostengono che, indipendentemente dai limiti di dimensione che si assumono, i batteri sono comunque in grado di lasciare nei minerali delle impronte, ovvero dei nanofossili come quelli osservati da McKay.
I ricercatori hanno anlizzato alcuni frammenti di una meteorite raccolta in Tunisia e probabilmente appartenente a un asteroide, documentando chiare evidenze di nanofossili.
La sezione trasversale di questi ipotetici batteri mostra strutture simili a cellule circondate da una spessa parete.
Secondo i ricercatori le impronte non sono necessariamente di origine extraterrestre, ma potrebbero essere state lasciate da batteri nel corso degli anni in cui il meteorite è rimasto sulla Terra.
A sostegno della loro ipotesi, i ricercatori sostengono di essere riusciti a crescere in vitro alcuni batteri presenti nel terreno circostante i frammenti della meteorite, che sembrano somigliare perfettamente ai fossili a eccezione delle dimensioni, essendo i microrganismi vivi molto più grandi.
Gillet argomenta che alla luce di questa nuova scoperta la dimensione degli organismi non è più comunque una tesi sostenibile contro la presenza di vita extraterrestre, perché le impronte potrebbero essere state lasciate da parti di batteri invece che dall’organismo intero, oppure potrebbe trattarsi di batteri che hanno ridotto le propirie dimensioni a causa della scarsità di cibo.
Il lavoro sembra aver riacceso il dibattito, anche se una facile critica a cui si espone è la mancanza di una concreta relazione tra i batteri presenti nel meteorite e quelli coltivati in vitro.

.... . ....da "Le scienze"


"Su Marte c'era vita"
La prova nei cristalli di un meteorite
27 febbraio 2001:

  • SPAZIO (CNN) -- Gli indizi erano tanti, ma finalmente ecco la prova che gli scienziati cercavano: su Marte c'è stata, e forse c'è ancora, vita. In un meteorite trovato in Antartide e proveniente da Marte sono stati trovati cristalli, che non possono essersi formati che in presenza di microbi. Gli scienziati sostengono che potrebbe trattarsi della prova della più antica forma di vita mai conosciuta.
  • Secondo gli studiosi del Johnson Space Center di Houston, il minerale magnetico cristallizzato, chiamato magnetite, rinvenuto nel meteorite marziano somiglia in maniera impressionante ai cristalli che sulla Terra si formano in presenza di batteri.
  • "Sono convinta che sia la prova della presenza di antiche forme di vita su Marte" ha detto Kathie Thomas-Keprta, un'astrobiologa del centro spaziale e prima autrice dello studio pubblicato oggi nei "Proceedings of the National Academy of Sciences". La studiosa ha detto che non si conoscono altri modi di formazione di questa magnetite se non attraverso processi biologici.
  • Il cristallo di magnetite è stato trovato su un meteorite marziano chiamato Allen Hills 840001, o ALH84001. Già nel 1996 i ricercatori del Johnson Space Center avevano annunciato che la roccia spaziale conteneva microscopiche tracce di vita, ma allora l'annuncio non venne tenuto in grande considerazione dalla comunità scientifica.
  • Thomas-Keprta sostiene che il nuovo studio fornisce nuove prove che avvalorano fortemente il primo annuncio e che potrebbero anche far pensare che ancor oggi sul Pianeta rosso ci siano microscopiche forme di vita.
  • La studiosa ha anche spiegato che la magnetite non può essere stata prodotta da organismi terrestri, perché è stata rinvenute all'interno del meteorite in un minerale carbonato datato dagli scienziati 3,9 milioni di anni fa. "La prova - ha aggiunto - della più antica forma di vita mai trovata".
  • "Se c'era un tempo, dovrebbe esistere anche oggi" ha detto la studiosa parlando della vita su Marte.
  • I batteri e la magnetite La scoperta è supportata anche da un'altra ricerca sullo stesso meteorite e pubblicata nello stesso numero della rivista americana. Il biologo Imre Friedmann, del centro di ricerche Ames della Nasa, sostiene che dall'analisi col microscopio elettronico del meteorite si rileva che i cristalli di magnetite sono disposti in catene. "Catene - aggiunge lo scienziato - che non possono essersi formate se non in maniera biologica".
  • Sulla Terra, alcuni batteri che vivono sul fondo dei laghi producono cristalli di magnetite, che agiscono come una sorta di bussola per aiutarli nell'orientamento.
  • Marte oggi non ha né acqua in superficie, né campo magnetico. Tuttavia gli studiosi ritengono che sul Pianeta un tempo ci fossero oceani, un'atmosfera e un campo magnetico.
  • Thomas-Keprta dice che sarebbe stato in quel periodo, miliardi di anni fa, che i batteri sono esistiti e che si è formata la magnetite trovata nel meteorite ALH84001.


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